Storia del notariato

Le prime testimonianze significative dell'esistenza di un'attività notarile da cui far discendere l'istituto del notariato moderno, sono senza dubbio rintracciabili in epoca Medioevale e più precisamente nella città di Bologna. Probabilmente lo sviluppo a Bologna di un'attività di tipo notarile già dall'inizio dell' XI secolo è da collegare al fatto che i notai a Bologna si trovarono ad operare in una situazione di quasi simbiosi con altri due istituti sorti in epoca medievale : il comune e l'Università. I più antichi documenti notarili bolognesi risalgono al X secolo e sono pochi, quasi tutti redatti in modo approssimativo per rispondere alle esigenze pratiche e contingenti di un mondo economicamente e culturalmente povero. Qualche anno più tardi, verso gli anni '60 del secolo XI, si introdusse l'uso di datare i documenti con il millesimo e apparve il termine romano di "instrumentum" a disegnare il documento notarile; diminuì il numero delle sottoscrizioni autografe, sostituite dalla menzione ad opera del notaio della presenza delle parti all'atto; divenne più frequente l'attestazione, ad opera dei notai, di avere attribuito con la propria scrittura valore di prova al documento. E' in questi anni e precisamente intorno al 1088 - che si colloca tradizionalmente la nascita dello Studio bolognese. Col passare degli anni s'intensificò l'interazione tra comune e notariato: dapprima sotto forma di ricorso continuativo e preferenziale all'opera di alcuni notai in posizione preminente nella società cittadina, e poi parallelamente alla separazione degli organi politici da quelli amministrativi, ad una delimitazione dell'ambito notarile alla sola redazione dei documenti.

Mentre si sistematizzavano e si approfondivano le conoscenze giuridiche indispensabili all'esercizio della professione notarile, il comune di Bologna avviò un'iniziativa destinata a modificare la procedura, anch'essa tradizionale, attraverso la quale si acquisiva titolo e funzione del notaio. L'operazione ebbe inizio a partire dal secondo semestre dell'anno 1219 e sfocio nella redazione del Liber notariorum, ovvero il registro nel quale venivano elencati tutti i Notai attivi. Tale iniziativa non fu motivata da esigenze corporative di difesa della professione notarile, ma dalla necessità di assicurare un effettivo riscontro circa la realtà della qualifica di notaio quando, in sede contenziosa, ne venissero impugnate le scritture. Un gruppo di esperti incaricati dal comune aveva emanato un provvedimento che obbligava tutti coloro che si dichiaravano notai a presentarsi ad un apposito ufficio e a farsi ivi registrare con l'indicazione dell'autorità che aveva concesso il privilegio di notariato.

A partire dal 1252 si richiese al candidato la conoscenza dei contratti, degli atti di ultima volontà e dei giudizi. Per provvedere all'insegnamento di queste tecniche nacquero in Bologna delle vere e proprie scuole di notariato, ed in particolar modo quelle con a capo Salatiele da un lato e Rolandino dall'altro. Tra gli istituti tipici del notariato bolognese e nel quale è agevole riconoscere altrettanti elementi del notariato moderno è da annoverare l'ufficio dei Memoriali. L'ufficio venne creato nel 1265 e registrava la data, il nome delle parti, dei testimoni, del notaio e il riassunto del contenuto degli atti notarili il cui oggetto fosse pari almeno a venti lire di bolognini equivalenti al valore di una coppia di buoi.

L'esigenza che presiedeva all'istituzione dell'ufficio dei Memoriali era quella di evitare le falsificazioni dei documenti notarili precostituendo un termine di raffronto per verificare la veridicità dei documenti notarili eventualmente prodotti. La registrazione nel suddetto ufficio era gratuita, a cura delle parti e da compiersi - a pena di nullità dell'atto - entro il giorno successivo alla stipula dello stesso, e ben presto si estese sino a comprendere la copia integrale degli atti. L'attività dell'Ufficio dei Memoriali si protrasse fino alla metà del secolo XVI e poi, col diverso nome di ufficio del Registro fino al secolo XVIII.